PALINOSTRATIGRAFIA


Valore regionale (anche con correlazioni) necessita di realizzazione con cautela. 
Basata sulla presenza o abbondanza di determinati taxa, fra cui gli esotici, attualmente non presenti (scomparsi) dalla regione in esame. Permette di distinguere (ad es. in Italia meridionale) gli interglaciali del Pleistocene inferiore, medio basso, medio alto, superiore e dell’Olocene.
Una delle informazioni che può essere utili nelle variazioni del tempo è la comparsa o scomparsa di alcuni taxa, in particolare, l’eventuale presenza di taxa esotici.



Una volta individuato un deposito con caratteristiche adeguate (depositi fini di tipo lacustre o marino, torbiere) si procede al campionamento attraverso le metodiche usuali: direttamente in affioramento se la serie è esposta, o attraverso trivellazioni o carotaggi se si tratta di sedimenti profondi.
La fittezza del campionamento lungo la verticale prescelta è un'importante premessa per ottenere buoni risultati: in generale si prelevano campioni almeno ogni 20 cm.
I campioni vengono quindi portati in laboratorio e trattati con agenti chimici (acidi e basi forti) per eliminare la frazione inorganica e organica in eccesso; sono necessari molti passaggi per isolare e concentrare il più possibile la frazione di interesse, cioè i pollini.
A questo punto si passa all'analisi microscopica che consente il riconoscimento dei taxa (famiglia, genere o specie ) e il conteggio degli stessi.
I dati così ottenuti vengono riassunti in diagrammi che permettono di seguire lo sviluppo qualitativo e quantitativo degli elementi della flora in ciascun livello studiato del deposito.
Si assiste così alla ricostruzione "storica" delle vicissitudini della flora del sito studiato e al loro collegamento con eventi climatici importanti.
La vegetazione di una regione infatti è il risultato di condizioni climatiche e ambientali precise e rappresenta un indicatore molto sensibile dell'evoluzione delle stesse.
Esistono, in particolare, quattro gruppi-guida di piante rappresentativi di altrettante fasi climatiche: Latifoglie, Elementi montani, Pino e Piante erbacee.
I boschi a Latifoglie sono indicativi di terreni ricchi, ben umificati, umidi e di clima temperato caldo (elementi del querceto, del carpineto, Oleaceae, Tilia, Ulmus, Zelkova) molto simile all'attuale nella Pianura padana.

Gli Elementi montani (denominati dagli autori "Picea-Abies group") sono prevalentemente conifere (Abete bianco, Abete rosso) più Faggio e Betulla, indicano quindi condizioni climatiche più fresche e più umide, rinvenibili attualmente nella fascia alta appenninica e alpina.
Il Pino assume importanza nelle fasi sfavorevoli alle latifoglie e alla vegetazione arborea in generale, ed è, in questo caso, indicatore di clima freddo ma la sua curva è sempre sovrarappresentata per la grande produzione pollinica e per le caratteristiche morfologiche del granulo che determinano una grande diffusibilità (sacche aerifere); in pratica il dato del Pino da solo non è sufficientemente significativo, ma ha una funzione di supporto nell'evoluzione generale della sequenza.
Il gruppo delle Piante erbacee (denominate dagli autori PNA, piante non arboree) normalmente fa parte del quadro vegetazionale, soprattutto in ambiente di pianura alluvionale, ma acquista valenza climatica quando rimane l'unico gruppo rappresentativo della vegetazione; la dominanza di questo raggruppamento testimonia, infatti, un ambiente di tipo freddo, glaciale (Artemisia, Chenopodiaceae ecc.) simile alla tundra. In generale, l'interpretazione delle curve polliniche relative alle Latifoglie ed agli Elementi montani da un lato, e a Pino ed alle Piante erbacee dall'altro, permette di risalire alle condizioni climatiche rispettivamente definite "interglaciale" e "glaciale". L'abbondanza di Latifoglie, infatti, segnala condizioni termiche ottimali accompagnate da una buona piovosità, mentre percentuali elevate del Gruppo Picea-Abies testimoniano una diminuzione della temperatura con incremento degli apporti idrici.
Le fasi a Latifoglie, alternate a fasi a conifere montane, testimoniano quindi un periodo interglaciale. L'alterna dominanza di fasi a Pino e a PNA attestano invece condizioni glaciali. L'esempio di Tav.3 mostra un diagramma pollinico sintetico ideale in cui si possono apprezzare le principali fasi di un ciclo "interglaciale-glaciale" espresse dall'alterna successione della dominanza dei gruppi-guida climatici. Procedendo nella lettura dalla base della sequenza, si nota dapprima la dominanza (percentuali > 35%) delle Latifoglie, seguita dagli Elementi montani "Picea-Abies group" e, quindi, dalle fasi glaciali a dominanza di Piante erbacee (PNA) e Pinus. Lo studio palinologico di una sequenza normalmente rivela una serie più o meno continua di cicli completi o parziali a seconda delle vicissitudini sedimentarie e tettoniche del deposito, e consente spesso di effettuare valutazioni di età dei sedimenti stessi.  




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